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         Non amo i Cinque tibetani; i tanto famosi esercizi da eseguire in sequenza (e in movimento) che paiono miracolosi ai più. Non li amo come tutte le tecniche che promettono risultati in poco tempo. Non li amo come tutte le pratiche che vanno di moda (e se vanno di moda è perché chiedono poco impegno e molto successo). Non li amo perché amo la tradizione millenaria dello yoga. Ma sulla scia di James Russell Lowell che ebbe a dire «Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione», ho cambiato opinione. Sì, certo, lui, Lowell, si batteva per l’abolizione della schiavitù, doveva per forza essere favorevole al cambiamento di idea!

Scherzi a parte, mi sono scoperta contenta guardando il libro di cui state leggendo una recensione, proprio perché mi ha consentito di rivedere le mie posizioni circa i Cinque tibetani.

Precauzioni nell’esecuzione degli esercizi

Uno dei “difetti”, anche un po’ pericolosi, che intravedevo all’interno della pratica di questi esercizi era una delle posizioni (il Tibetano 2) in cui, da distesi supini, bisogna sollevare dal pavimento contemporaneamente le due gambe a 90° e la testa! Mi dicevo: «E chi avesse un problema o anche solo una fragilità delle lombari che fa?». Si fa male, mi rispondevo.

E invece ecco qua, a p. 96, proprio mentre leggo un capitolo intitolato Proteggere la schiena e praticare senza rischi, trovo l’indicazione di eseguire il Tibetano 2 con cautela se la schiena è troppo inarcata; e come si fa a sapere se dobbiamo usare uno stratagemma «salvaschiena» o no? C’è scritto che è «possibile verificarlo facilmente facendo scivolare la mano piatta sotto la parte bassa della schiena: Se […] vi passa agevolmente eseguite il movimento ripiegando innanzitutto le gambe prima di alzarle, così come prima di riappoggiarle […] al suolo».

Il grande libro dei cinque tibetani Jean-Louis Abrassart Il grande libro dei cinque tibetani Jean-Louis Abrassart

In altri libri e/o articoli sui Cinque tibetani si trovano le foto dei movimenti, la sequenza, l’indicazione delle ripetizioni e basta, qua invece c’è un atteggiamento professionale dell’insegnante. E ci sono anche altri pregi, in questo libro.

I tibetani non sono solo cinque

Ebbene si, ce n’è anche un sesto e un settimo a completare la sequenza. Ora, al di là del fatto che avevo pensato ai 5 Elementi, quando ho incontrato i 5 Tibetani per la prima volta, mi è piaciuta questa “aggiunta” di 2 esercizi, soprattutto perché è motivata.

Il Tibetano 7 è una pratica interiore meditativa, quindi non propriamente un «altro» esercizio; è indipendente dagli altri, cioè può praticarsi in qualsiasi momento, anche da solo (ma non contemporaneamente al Tibetano 6: occorre scegliere, per terminare la sessione, solo uno dei due; o il Tibetano 6 o il Tibetano 7). Bene, altra indicazione interessante, mi sono detta.

Approfondendo ho poi scoperto che il Tibetano 6 è una specie di uddiyana bandha, la tecnica yogica che consiste nel sollevamento del diaframma a polmoni vuoti. Pure qui, riflettevo, la pratica è per allievi avanzati, si propone dopo molti mesi di pratica regolare, perché si interviene sul respiro, con un trattenimento per giunta! Ma anche in questo caso eccomi venire incontro la spiegazione di evitare la ritenzione a polmoni vuoti finché non ci sia padronanza del movimento a polmoni pieni, più tutte le avvertenze su chi deve evitarlo del tutto…

Insomma, sono sempre contenta quando leggo il verbo «adattare», e a p. 83, come primo capitolo della Parte 2 che insegna a praticare i Cinque tibetani, trovo Adattare i Cinque tibetani! 20 pagine con controindicazioni, stratagemmi e preparazioni per praticare senza farsi male e proteggere la schiena, suggerimenti per la respirazione… la sicurezza insomma, proprio quella che mancava del tutto in altri libri/articoli letti finora sullo stesso argomento…

Il respiro non è il pranayama

Naturalmente qualcosa – più che qualcosa – sulla respirazione si trova a partire da p. 90, con precise indicazioni a proposito della ritenzione (controindicazioni comprese), giacché – come abbiamo visto – l’esercizio 6, aggiunto ai canonici Cinque tibetani, è tutto un’esperienza di trattenimento del respiro. Quindi leggete tutto prima di lanciarvi nella pratica!

Per lo stesso motivo – le controindicazioni e gli aiuti – all’interno di ogni singolo esercizio troviamo delle piccole pratiche preparatorie, come una sorta di allenamento per affrontare nelle migliori condizioni i Cinque tibetani; per il numero 5 ho trovato – con piacere – la proposta di eseguire la tecnica yogica nota come Mucca-Gatto (ma anche Gesto della tigre, e anche Gesto del gatto); da p. 152 foto esplicative ci suggeriscono come praticarlo, con interessanti consigli, riuniti nel sotto-capitolo Sciogliere la schiena. Ah lo yoga! Che grande disciplina!

Yoga e altre tecniche

 I 5 tibetani sono esercizi fisici che mobilizzano potentemente la vitalità; ma se son detti «pratica di lunga vita» è perché «attivano il corpo energetico in relazione con il sistema ormonale e il sistema nervoso». A differenza di tecniche occidentali «[…] come il culturismo, lo stretching e il metodo Pilates che fanno riferimento esclusivamente all’anatomia e alla materialità del corpo».

Mi piacciono i libri che prendono sempre in considerazione tutti gli aspetti. Se bastasse fare i 5 Tibetani ogni giorno per vivere 100 anni sarebbero più diffusi e nessuno morirebbe per un infarto ecc., non vi pare? È ovvio infatti che serve altro. E ben fatto è questo libro, dove in copertina c’è il titolo che parla solo dei Cinque tibetani, ma dentro – fino a p. 8 – tutta la Prima parte – prima dei 5 Tibetani – è dedicata alla storia, al cibo, al funzionamento del corpo, allo stress (e come affrontarlo…), con indicazioni precise, come precisi sono gli esercizi nella Seconda parte.

Gli esercizi di questo libro rallentano il processo di invecchiamento agendo sulle grandi funzioni del corpo, in particolare sul sistema ormonale. Essi ristabiliscono la vitalità e l’energia. Vi permetteranno di approfittare di una maggiore longevità e di un’ottima forma. La loro azione è amplificata dall’applicazione di principi alimentari semplici, alcune «regole» che abbiamo già sentito – spero – ma che giova ripetere, così come ha fatto l’autore:

  •             Mangiate con consapevolezza 
  •             Pranzare senza fare nessun’altra cosa
  •             Consumate il più possibile pasti regolari a orari fissi
  •             Apprezzare il gusto di ciò che mangiate
  •             Mangiare più lentamente e masticare […]. 

 

E lo sapete che 10 g di prezzemolo – cioè 3 cucchiai da minestra – coprono circa il 15% del fabbisogno di vitamine C, A, B e E, per solo 2,8 calorie? L’esempio perfetto di alimento ipocalorico benefico (p. 33); seguono consigli e alimenti che allungano la vita, compresi quelli di mantenere un atteggiamento mentale positivo e aperto: «estirpare da noi stessi l’immagine dell’uomo vecchio […] Non si deve essere vecchi nella mente prima che nel corpo».

La fonte dell’eterna giovinezza

Ricordate Cocoon, il film culto di Ron Howard (1985)? Vi si tratta il tema dell’immortalità, o almeno di una prolungata giovinezza, ed è ambientato in una casa di riposo. Ci ho pensato leggendo che i Cinque tibetani sono anche chiamati «Fonte della giovinezza». E in effetti – altra caratteristica di «serietà» del libro – tutta la Prima parte riporta interessanti informazioni sull’età (anagrafica e biologica), sul perché invecchiamo, sul sistema ormonale, sulle ghiandole e le loro funzioni; con consigli – anche – alimentari ecc. Se con il nostro comportamento aiutiamo i Cinque tibetani (che già da soli sono Fonte di giovinezza) è meglio no?

 

            «Quello che distingue dal punto di vista corporeo una persona giovane da una persona di età  avanzata è il grado di agilità e la naturalezza nel movimento e nei gesti. L’agilità del corpo va di pari passo con una forma di flessibilità interiore e mentale che permette di adattarsi e di reagire meglio alle diverse situazioni che si presentano nella vita. Le persone che invecchiano male danno spesso prova di rigidità sia nelle loro opinioni sia nei loro comportamenti. I cinque tibetani, così   come altre discipline quali ginnastica dolce, yoga, tai chi o qi gong, o alcune forme di danza, per citare le più comuni, contribuiscono più di altre a preservare la scioltezza del corpo e dello spirito associata alla longevità. Essi si basano su movimenti armoniosi compiuti con consapevolezza.  Mentre smuovono le energie del corpo, favoriscono il rilassamento e permettono di gestire meglio lo stress di tutti i giorni».

Gestire lo stress

Kalu Rinpoche (maestro tibetano e medico) scrisse a proposito dei Cinque tibetani: «Questo yoga del corpo, della parola e dello spirito, praticabile da tutti e in tutte le tradizioni, placa ogni malattia e sofferenza» (p. 50). Il lama ha contribuito alla diffusione della tradizione tibetana, trasmettendo anche i «7 antistress» (pescandoli dallo yoga tibetano), specialmente per gli occidentali, a partire dal 1989; elencati nel libro sotto il nome «Sciogliere i nodi», sono semplici esercizi in piedi per liberarsi in breve dalle tensioni della vita quotidiana. E giacché «Lo stress cronico favorisce e accelera […] l’invecchiamento» e che «[…] L’espirazione serve a eliminare lo stress (pp. 90-91)», è meglio conoscerlo bene, lo stress, con una bella spiegazione, un intero capitolo (da p. 49 a p. 59), che si trova subito prima di Sciogliere i nodi, che per qualcuno è proprio un antistress! 

La pratica della sequenza antistress e dei cinque tibetani vi aiuta a eliminare lo stress di tutti i     giorni per permettervi:

  •             di reagire in un modo efficace e costruttivo alle situazioni
  •             di ridurre i fattori e il rischio di malattie
  •             di preservare il vostro potenziale di longevità
  •             di conservare con l’età le vostre capacità fisiche e intellettuali

 

Psich-emozioni e visualizzazioni

Fra tutte, una delle informazioni che mi è piaciuta di più è quella che provo a interpretare e rivisitare con parole mie: le parole si indirizzano alla parte sinistra del cervello, le immagini si indirizzano alla parte destra del cervello, e giacché il subconscio non fa differenza tra realtà e immaginazione, ne risulta che possiamo dire parole (rivolte alla parte sinistra del cervello) e  visualizzare immagini, (rivolte alla parte destra del cervello) che il subconscio registrerà; per esempio, se desidero dimagrire, inspirando dico «Io sono» ed espirando dico – e mi immagino – «magra»; tutto ciò che è segnato nel subconscio  si sta già realizzando

Ecco allora che la medesima sorte potranno avere anche le qualità suggerite per ciascuno dei 5+2 Esercizi, vi pare? Mi «immagino» forte mentre eseguo il Tibetano 2, e inspirando penso «Io sono» ed espirando penso «forte», perché no? Al massimo avrò eseguito l’esercizio con più consapevolezza e col respiro corretto!

Ecco tutte le altre qualità interiori, nel libro scritte in grande, diverse da tutto il resto con un bellissimo carattere corsivo, associate a ciascuno dei Tibetani, secondo la proposta dell’autore:

  •             Tibetano 1: FIDUCIA
  •             Tibetano 2: FORZA
  •             Tibetano 3: APERTURA
  •             Tibetano 4: VOLONTA’
  •             Tibetano 5: REALIZZAZIONE
  •             Tibetano 6: PADRONANZA 
  •             Tibetano 7: SERENITA’

Veri divieti

 Non solo generiche controindicazioni quindi… i Cinque tibetani non si possono fare in caso di sclerosi a placche; morbo di Parkinson, cancro, epilessia e disturbi nervosi; problemi cardiaci; vertigini; artrite grave; ipertensione; ulcera; interventi recenti a schiena, addome, articolazioni; qualsiasi tipo di dolore alla schiena; assunzione di farmaci neurolettici (p. 104). Non si devono praticare in gravidanza; la regola generale è fermarsi quando si percepisce una reazione forte o qualsiasi altro dolore acuto.

I tibetani possono dare risultati stupefacenti se li adattate alla vostra condizione ottimale.

Veri inviti

Non solo generici suggerimenti quindi: 

  1. Rinunciare all’ambizione (accettate lo stato in cui vi trovare per iniziare)
  2. Sviluppare la consapevolezza corporea (un movimento realizzato con coscienza sarà migliore rispetto a dieci movimenti eseguiti meccanicamente)
  3. Praticate regolarmente (non saltate più di un giorno: 10 minuti all’inizio, da aumentare gradualmente per riuscire a compiere la serie completa in meno di mezz’ora)

Sessualità e pratica

I Cinque tibetani stimolano e amplificano l’energia sessuale (in particolare per la loro azione sul sistema ormonale). Nello specifico, per chi scelga o abbia scelto la castità:

 Il tibetano 6 […] ha per obiettivo […] ripartire la vitalità apportata dai primi cinque tibetani,  canalizzando l’energia verso la parte superiore del corpo […] era consigliato ai monaci e ai lama  che facevano voto di astinenza per controllare le loro pulsioni sessuali e trasformarle in realizzazione spirituale”.

E per chi al contrario voglia proseguire – qualunque sia il suo genere – ad avere un’attività sessuale:

 “Il tibetano 6 […] canalizza […] l’energia sessuale […]. La sua pratica può aiutarvi a contenere l’eccitazione e ad amplificare il piacere nell’atto amoroso, esplorando una sessualità più interiorizzata […] favorisce l’apertura del cuore nella relazione con l’altro e una espansione di consapevolezza, le quali arricchiscono le vostre relazioni amorose. […]  Nell’uomo, il tibetano 6 favorisce il mantenimento dell’erezione e la padronanza dell’eiaculazione. Nella donna, esso sviluppa la sensibilità e la motilità degli organi genitali”.

Consigli e benefici della pratica

Cinque buoni consigli per la pratica:

  1. Fate questi esercizi con consapevolezza
  2. Applicate la legge del minimo sforzo
  3. Sincronizzate la respirazione
  4. Mantenete la concentrazione
  5. Non sforzatevi! Godetevela

5 buoni effetti della pratica:

  1. L’acqua del fiume non può spostare le rocce ma le consuma poco a poco.
  2. Investite oggi nel vostro futuro per una vecchiaia raggiante (p. 38)
  3. Più sudate, più preservate la vostra salute (p. 103) […] La pratica dei tibetani disintossica l’organismo in maniera consistente. (ivi)
  4. [Gli esercizi tibetani] […] trasformano l’atmosfera della propria esistenza (p. 45)
  5. Ruotare come i dervisci (nel Tibetano 1), ma non per indurre la trance, bensì alleggerirsi fisicamente e psicologicamente; accelerando la vibrazione dell’energia potrete avere fiducia in voi stessi e nella vita.

Leggete con fiducia e applicate con la cautela indicata i Cinque tibetani, come è illustrato in questo libro, anche grazie a belle, strane, innovative e contemporanee fotografie, una per ognuno dei 7 Esercizi. 

Buona pratica a tutti

Cinzia Picchioni

 

Il grande libro dei cinque tibetani Jean-Louis Abrassart Il Grande libro dei cinque tibetani, Macro Edizioni

I cinque tibetani attivano il corpo energetico in relazione con il sistema ormonale e il sistema nervoso, con risultati stupefacenti: ristabiliscono la salute e l’energia, riducono lo stress, migliorano il morale e aumentano la durata media della vita. Scopri come praticarli correttamente. 

 

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