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Perché crediamo così tanto alle fake news

Aldous Huxley e George Orwell sono due noti scrittori inglesi, il primo fratello di Julian Huxley, primo direttore dell’UNESCO e fondatore del WWF, il secondo allievo di Aldous Huxley all’Eton College, la scuola d’élite frequentata tra gli altri dai ragazzi della nobiltà inglese. Uniti da un’amicizia lunga una vita, forse ispirati dai piani del think tank di sede londinese di cui facevano parte (la Fabian Society), i due intellettuali redassero altrettante opere visionarie, Il Mondo Nuovo (Huxley 1932) e 1984 (Orwell 1948). Qui immaginarono il futuro del mondo nelle maglie di una “dittatura della mente”, in cui l’imperativo dei governanti non sarebbe tanto mettere le catene ai dissidenti quanto controllarne e modificarne i pensieri, arrivando se necessario a svuotarne” le menti per riempirle con i precetti del partito.

Il libro di Enrica Perucchietti è una lucida analisi delle tecniche di condizionamento già presenti nella società attuale, nel corso della quale ella ravvisa corrispondenze e similitudini con quanto previsto dagli autori succitati nelle loro distopie. Grande spazio viene concesso al “decalogo delle tecniche di manipolazione sociale” tradizionalmente attribuito al filosofo americano Noam Chomsky (n. 1928) che si articola nei seguenti punti:

  1. LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE
    Ovvero la creazione a tavolino o l’esagerazione di notizie curiose o sconvolgenti ogniqualvolta le élite politiche ed economiche abbiano la necessità di distrarre l’attenzione pubblica da provvedimenti impopolari o scandali personali.
  2. IL METODO PROBLEMA-REAZIONE-SOLUZIONE
    Ovvero la creazione di «un problema per causare una certa reazione da parte del pubblico, allo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desidera far accettare (ma che in realtà sono state pianificate dall’altro)». In particolare si espone la tattica delle «operazioni sotto falsa bandiera, create ad arte onde ottenere la giustificazione per un intervento militare o per la restrizione della privacy». Rientra in questo punto anche la “teoria dello shock”, per cui una popolazione «tenuta in una situazione persistente di terrore» è portata ad accettare qualunque decisione dall’alto che la propaganda giustifichi in nome della sicurezza.
  3. LA STRATEGIA DELLA GRADUALITÀ
    Ovvero l’idea «che un cambiamento, quando lo si effettua in maniera sufficientemente lenta e a poco a poco, sfugge alla coscienza e non suscita per la maggior parte del tempo alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta». Con tale modalità, «i foschi presagi per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare condizioni di vita perfino drammatiche, contrarie al suo interesse». Si dimostra che la gradualità può far accettare qualunque idea inizialmente impensabile attraverso un processo a sei fasi denominato “finestra di Overton”.
  4. LA STRATEGIA DEL DIFFERIRE
    Ovvero la consapevolezza che la popolazione accetta più facilmente un sacrificio futuro, «in primo luogo, perché lo sforzo non va fatto immediatamente, in secondo luogo, perché la massa ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che in futuro tutto andrà per il meglio e che il sacrificio richiesto potrà forse essere evitato».
  5. RIVOLGERSI AL PUBBLICOME COME BAMBINI
    Con «tono di voce suadente, barzellette o aneddoti e modi di dire semplici ed efficaci».
  6. L’ASPETTO EMOTIVO MOLTO PIÙ DELLA RIFLESSIONE
    In quanto «una persona finisce per identificarsi con un’idea o con un’immagine quando la sente propria, cioè quando prova una sensazione di partecipazione emotiva e quindi di vicinanza». Lo spettatore a cui l’uomo di Stato viene presentato in situazioni e ambienti a lui familiari è inconsciamente portato ad approvarne o quantomeno a giustificarne le scelte politiche.
  7. MANTENERE IL PUBBLICO NELL’IGNORANZA E NELLA MEDIOCRITÀ 
    Ovvero «far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo» attraverso l’abbattimento della qualità dell’educazione.
  8. STIMOLARE IL PUBBLICO A ESSERE COMPIACENTI CON LA MEDIOCRITÀ
    Ovvero «spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti», concedendo spazio nei media e portando al successo un numero sufficiente di persone con tali caratteristiche.
  9. RAFFORZARE L’AUTOCOLPEVOLEZZA
    Ovvero «far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si autosvaluta e si colpevolizzala qual cosa crea a sua volta uno stato autosvalutante che inibisce l’azione».
  10. CONOSCERE GLI INDIVIDUI E I RELATIVI MECCANISMI PSICOLOGICI MEGLIO DI QUANTO ESSI SI CONOSCANO.

Per potere applicare buona parte dell’elenco, «il potere deve avere livellato, spersonalizzato, svuotato, omologato e poi riempito di propri contenuti i cittadini». Ciò si realizza in primis attraverso una scolarizzazione che non premia il pensiero critico quanto l’apprendimento acritico del pensiero dominante, in secundis attraverso una propaganda tesa a “carnevalizzare” l’esistenza, usando le parole di René Guenon, «producendo un’esteriorizzazione delle possibilità inferiori dell’essere» a discapito delle passioni, vera ancora di salvezza quando la nave va a fondo.

Premiando la mediocrità e favorendo la passivitàil sistema crea individui apatici e ignoranti, privi di criteri sulla cui base interpretare gli eventi; eventi coi quali presto o tardi ogni uomo è costretto a confrontarsi, se non altro quando essi vanno ad intaccare il suo stile di vita o la sua stessa sopravvivenza. «Questo adolescente perenne finisce così per credere a ciò che preferisce e gli piace, a ciò che “risuona” meglio, a chi lo convince perché riesce a far leva sulle sue emozioni, a chi lo rassicura ripetendo fino allo sfinimento lo stesso slogan. Vive di empatia e si adagia sul mantra del buonismo e del politicamente corretto, che lo rasserena. Fa ciò che vuole, citando impropriamente il mago inglese Aleister Crowley, ma pensa come è stato indottrinato a pensare. Egli ha bisogno di leggi per orientarsi nel mondo, leggi che gli dicano come vivere e come morire, e soprattutto come e cosa pensare; leggi che puniscano chi traligna, e di un corpo di solerti psicopoliziotti pronti a segnalare chiunque devii dalla retta via. Costui andrà perseguitato, punito, riabilitato. E se non è possibile la riabilitazione, “vaporizzato”».

Quanto all’amore, secondo la Perucchietti «il “sentimento” in questione sembra ormai quello patinato, che compare nelle pellicole hollywoodiane o nelle serie TV e che si confonde con un’emozione, con la passione “chimica” dei primi mesi e con i propri desideri che devono essere soddisfatti a ogni costo. Gli adulti sembrano ormai incastrati nell’immagine di perenni adolescenti e i figli non possono che crescere disorientati. Manca, in definitiva, ogni tipo di progettualità e di impegno che vada oltre l’immediato e il godimento del presente. Si prendono decisioni in modo superficiale, senza ponderare le conseguenze e senza conoscere di fatto se stessi e gli altri. Quando la propaganda inizierà a inculcare la percezione dell’ennesima minaccia esterna, costoro non potranno che rispondere in modo irrazionale, rifugiandosi come ragazzini tra le braccia dei genitori (il governo), e accetteranno qualunque decisione per il loro bene».

L’autrice si sofferma inoltre sulle forme di bipensiero adottate dall’élite, ovvero sulla capacità dei governanti di avere contemporaneamente due convinzioni contraddittorie e di accettarle entrambe come vere. Tra gli altri ella fa l’esempio dei movimenti neonazisti e neofascisti, le cui azioni vengono amplificate e condannate per giustificare la promulgazione di leggi censorie (applicabili però contro chiunque, anche non fascista, la pensi diversamente dall’élite), mentre contemporaneamente gli stessi gruppi vengono sostenuti quando si tratta di abbattere regimi non allineati al pensiero dominante.

Particolarmente orwelliana è la sezione dedicata alla falsificazione della storia. Riassumendo un passaggio di 1984, la Perucchietti spiega che «l’alterazione del passato è necessaria per due motivi, il primo dei quali è “integrativo”, ragione per cui i cittadini vengono privati di termini di paragone e non possono pertanto fare una comparazione con realtà alternative. Ogni termine di confronto dev’essere escluso, affinché ogni cittadino sia convinto che le sue condizioni di vita siano migliori rispetto a quelle dei suoi avi e che il benessere materiale sia in costante ascesa. La manipolazione del passato ha anche uno scopo “precauzionale”: salvaguardare l’infallibilità del partito. Per questo, il Ministero della Verità si occupa di alterare dati statistici, eventi e documenti, in modo da far credere che le previsioni del Partito, così come le sue scelte, siano sempre giuste».

Guidandoci tra eventi fantasma, esperti di PNL e fake news governative, l’autrice ci apre gli occhi di fronte ad un mondo dove chi comanda ha già programmato la storia del prossimo millennio, e dove noi comuni cittadini facciamo la parte di marionette i cui fili sono immagini e parole che hanno la forza di riprogrammare il nostro cervello e determinare le nostre azioni. Secondo Orwell la riuscita del piano sarebbe stata favorita dalla creazione di una neolingua le cui parole sarebbero talmente svuotate di significato da rendere addirittura impossibile l’espressione di concetti contrari al pensiero dominante. E anche di ciò abbiamo i primi segnali.

Di certo le fake news non sono mancate sul tema COVID-19, a cominciare dai video di persone collassate per strada (ma non per COVID), passando al falso allarme dell’ospedale di Cremona con i suoi ricoveri fantasma e proseguendo con i giovani (non) contagiati nelle folli notti in discoteca. Segue il caso di una bambina di 5 anni conteggiata tra i ricoveri causati dal COVID quando in realtà, pur essendo positiva al virus, si trovava in terapia intensiva per una malattia rara. Altre fake news riguardano casi di contagiati famosi opportunamente drammatizzati per «continuare la narrazione catastrofistica e mantenere alto il clima di paura».

Per concludere segnalo l’interessante lettura del capitolo dedicato alle fallacie, ovvero quei ragionamenti, impiegati spesso da chi comanda, che benché ammantati da un’apparente logicità, al contrario non la posseggono affatto. Essi si dividono in formali (quando la logica fallisce nell’esposizione) e informali (quando a mancare di logica sono i presupposti). Vale la pena di citare i seguenti ragionamenti:

  • Ad hominem: obiettare alle argomentazioni di qualcuno senza rispondere nel merito ma attaccandolo personalmente, ad esempio «additandolo come paranoico o credulone».
  • Ad misericordiam: fare «leva sul senso di colpa dell’interlocutore che, con la sua affermazione, renderebbe nullo uno sforzo». Vedi il famoso tweet di Renzi: «È assurdo sostenere che il vaccino per il COVID sia facoltativo. Siamo rimasti tutti chiusi in casa per tre mesi per cosa? Il vaccino DEVE essere obbligatorio, per tutti».
  • Ab auctoritate: sostenere la veridicità di un’informazione in nome della rispettabilità della fonte, sia qualora essa sia effettivamente ferrata sull’argomento, sia quando la sua rispettabilità si sia formata in altri campi.
  • Straw man fallacy: sostituite l’argomento della discussione con uno apparentemente simile ma facilmente smentibile. «L’argomento fantoccio può essere costruito per esempio estremizzando l’argomento iniziale; citando fuori contesto parti dell’argomento iniziale; citando casi-limite dal forte impatto emotivo; citando eventi avvenuti sporadicamente e/o accidentalmente e presentandoli come se fossero la prassi; forzando analogie fra argomenti solo apparentemente collegati tra loro; semplificando eccessivamente l’argomento iniziale, ecc.».
  • Post hoc ergo propter hoc: «sostenere che una relazione tra due eventi sia di tipo causale» solo perché essi accadono in sequenza. Ad esempio «la pace è venuta dopo l’inizio del processo di unificazione europea e pertanto la pace è stata provocata dal processo di unificazione europea».

E tante altre…come tanto altro è presente nel libro di Enrica Perucchietti, un vero manuale per orientarsi nel mare sempre in burrasca dell’informazione.

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