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Il Natale e le festività del nuovo anno sono alle porte. Durante il solstizio d’inverno, intorno al 21 dicembre, affrontiamo la notte più lunga dell’anno e al contempo salutiamo la luce che d’ora in avanti, giorno dopo giorno, tornerà ad aumentare fino al solstizio estivo. Questo periodo dell’anno, nella nostra cultura e in tante tradizioni, è fortemente legato alla spiritualità: celebriamo una sacra nascita, la vittoria della luce sull’oscurità (il Sol Invictus dei romani) e la rinascita della luce. E tanti sono infatti i rituali tradizionalmente legati alla luce.
La ritualità è importante, ma pochi rituali oggi trovano posto nella nostra vita, oscurati dalla fretta, dalla routine e dalla corsa consumistica ai preparativi per le feste.
Possiamo, da praticanti di yoga, prepararci al Natale e riportare la spiritualità nell’incontro con i nostri cari durante le festività?
Ti proponiamo due semplici ma potenti rituali della tradizione yogica con cui potrai anche, perché no, coinvolgere gli amici e i familiari riuniti per celebrare il Natale e il nuovo anno, per condividere anche con loro un momento dedicato allo spirito.

Trataka, la meditazione sulla candela

Trataka: lo sguardo fisso su una candela
A me piace ricordare che “lo yoga ha un messaggio per il corpo, ha un messaggio per la mente e ha anche un messaggio per lo spirito” (parole di Swami Kuvalayananda) e in vicinanza del Natale non manco mai di portare alle mie lezioni di yoga, a ogni allievo e allieva, un “regalo” per ciascuno dei tre aspetti: un’arancia per il corpo, una lettura per la mente, una candela (o una foglia di alloro da bruciare) per lo spirito.
Nello yoga esiste un rituale che sembra fatto apposta per eventi come questa mia “lezione di Natale”: trataka, lo sguardo fisso su una candela.
Lo puoi fare facilmente anche a casa e si può eseguire in gruppo: proponilo ai tuoi cari nella notte di Natale.

  • Poni una candela davanti a te, accesa, a una distanza di 15-20 centimetri, possibilmente all’altezza degli occhi (ma va bene anche per terra).
  • Prendi una posizione comoda, che non ti disturbi nei successivi 5-10 minuti.
  • Tieni gli occhi fissi sulla fiamma della candela, senza battere le palpebre. Gli occhi, mancando la naturale pulizia che svolgono le palpebre ogni volta che le battiamo, cominceranno a far sgorgare le lacrime, senza sforzo.
  • Lascia uscire le lacrime, senza preoccuparti di asciugarle, né di soffiarti il naso; non preoccuparti di altro se non di “lasciar fluire” ciò che vuole lasciarti, insieme con le lacrime che, come sappiamo, “puliscono” anche il dolore.

Un rituale per il nuovo anno: cosa lasciarsi alle spalle e cosa portare con sé

Questo è un piccolo rito che mi piace proporre agli allievi nelle vicinanze del nuovo anno. È semplice da eseguire, coinvolgente e ricco di significato personale.

  • Scrivi su due biglietti distinti una cosa che non vuoi portare nell’anno nuovo e un’intenzione (nello yoga si chiama sankalpa), un desiderio, qualcosa che intendi invece sviluppare nel nuovo anno.
  • Il biglietto contenente il pensiero (l’evento, l’emozione, un tratto del nostro carattere che non ci piace più…) che vogliamo allontanare da noi sarà bruciato nella notte del 31 dicembre.
  • Il biglietto su cui avremo scritto il sankalpa sarà invece affidato all’acqua (un fiume, un lago, il mare, un torrente, persino una fontana, un naviglio, un canale…), che lo porterà dove deve, la mattina del primo gennaio del nuovo anno.

Anche questa è un’attività in cui potrai coinvolgere amici e familiari, inclusi quelli che non conoscono lo yoga e che non sono abituati alla pratica della meditazione.

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