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Siamo testimoni di un crescente interesse per la Mindfulness, la troviamo sulle copertine dei libri, sulle riviste scientifiche, nei discorsi delle persone, addirittura in palestra: ma che di cosa si tratta?
Il fatto che sia un termine inglese non ci aiuta e nemmeno che se ne senta parlare in contesti così diversi, si rischia di fare confusione. Mindfulness si traduce in italiano con “consapevolezza”, letteralmente vuol dire “pienezza della mente” o “presenza mentale”.
Quando si parla di Mindfulness ci si riferisce a uno stato mentale in cui si è totalmente presenti e in contatto con la realtà del momento presente. È uno stato di lucidità, di pienezza, di profonda accettazione di quanto accade dentro e fuori di sé. Ognuno di noi sa che cosa è la Mindfulness, tutti ne facciamo esperienza in qualche momento o mentre ci dedichiamo a un’attività. Ma perché il mondo scientifico da oltre 30 anni si interessa tanto di Mindfulness? Sappiamo che le pubblicazioni su questo tema hanno una crescita esponenziale e sono oggi diverse migliaia.
Alla fine degli anni ’70, presso la clinica per la riduzione dello stress dell’università del Massachusetts il dott. Jon Kabat-Zinn mette a punto un programma basato sulla meditazione Mindfulness per aiutare le persone a gestire lo stress e la sofferenza, a essere più felici e ad affrontare meglio i problemi della vita. Una sfida non da poco in anni così acerbi e impreparati rispetto alle tradizioni orientali, eppure Kabat-Zinn riesce a farlo creando un protocollo ripulito da ogni componente mistica e religiosa, adatto ad un pubblico occidentale. Nasce così l’MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction (letteralmente “protocollo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza”): 8 settimane di allenamento intensivo alla consapevolezza, un format di gruppo che unisce meditazione e yoga.
I fondamenti provengono dal Buddhismo antico, le pratiche, così come l’obiettivo: la riduzione della sofferenza insita nella condizione umana.
Inizialmente pensata per i pazienti e per il personale medico, oggi la Mindfulness trova impiego in tutto il mondo in moltissimi ambienti: psicoterapia, scuola, lavoro e organizzazioni, carceri, sport. La scienza ha dimostrato un’efficacia nell’alleviare lo stress, diminuire l’ansia e la depressione, rafforzare il sistema immunitario, rallentare l’invecchiamento cognitivo, ridurre il dolore, promuovere stati mentali positivi che migliorano la salute, anche in pazienti affetti da cancro.
Non solo chi è alle prese con un evento fortemente stressante può beneficiare della Mindfulness, tutti possiamo trarne enorme vantaggio. Ci sono studi che suggeriscono che il continuo vagare della mente (in inglese, mind wandering), il pensare incessantemente, genera infelicità. È stato dimostrato che nel 46% dei casi, quando la nostra mente va altrove mentre svolgiamo un’attività, si attiva la modalità “testa sulle nuvole” e che questo è correlato con l’instaurarsi di umore e pensieri infelici.
L’attività e la struttura di aree e network del cervello vengono modificate con la pratica della meditazione.
Ad esempio l’amigdala, appartenente al sistema limbico, è connessa alla reattività emotiva: nelle persone stressate è molto attivata. Riduzioni nello spessore e nell’attività di quest’area sono dimostrate sia in meditanti esperti, che in persone che hanno praticato brevi periodi di training – a supporto che la pratica ha una funzione di regolazione emotiva.

 

Praticare la mindfulness

Il protocollo prevede due diversi tipi di pratica: la pratica di consapevolezza “formale” e “informale”.

Per pratica formale ci si riferisce a quelle esperienze di mindfulness che hanno una precisa durata, una postura e una modalità specifica di svolgimento: per esempio la meditazione focalizzata sul respiro o la meditazione camminata.
Le pratiche informali sono invece esercizi di consapevolezza nella vita quotidiana, quando nel fare azioni comuni portiamo la nostra piena presenza mentre le si fa, anche in piccole cose come, ad esempio, lavarsi le mani.

È così che la mindfulness/consapevolezza cresce: con l’allenamento, con l’intenzione e con la pratica diventa un modo di essere, di vivere la vita, di accogliere se stessi e gli eventi interamente, senza resistere, senza opporsi, senza aggiungere sofferenza inutile.
 

Se da un lato occorre impegno, tempo e motivazione per coltivare la mindfulness, dall’altro per molte persone non ci sono alternative: il disagio e la frustrazione di essere sempre in corsa alla ricerca di qualcosa, forse uno stato di pace, che non si raggiunge mai pienamente è una motivazione valida per compiere un grande atto di amore verso noi stessi, che nessun altro può fare al posto nostro e cominciare a riempire la vita di ingredienti nuovi  come l’accettazione, il non giudizio, la gentilezza, la pazienza, la fiducia.

Scrivici a centro@leviedeldharma.it per conoscere i nostri corsi di Mindfulness

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